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Alla ricerca del Paradiso


Fin da bambini ci siamo sentiti dentro ad un gioco molto strano e pieno di contraddizioni, in pratica ci hanno sempre detto che per arrivare alla luce e al riconoscimento è necessario far fatica, sacrificarsi, e come modello ci hanno messo davanti il Cristo che muore in Croce e ci hanno pure fatto sentire in dovere di rispettare questa immagine perché in fondo lo ha fatto per ognuno di noi, ma alla fin fine forse nessuno ci ha mai capito niente perché dall’altra parte ci hanno sempre detto che la vita dura spetta a chi ha “meritato i suoi castighi” insomma siamo arrivati con le idee poco chiare e forse ci siamo creati ancor più confusione. Leggendo il pensiero di Jung ci si rende conto che per arrivare a capire qualcosa dobbiamo sempre passare per uno o più eventi difficili, ma è veramente sempre così? Io dico “no” pur riconoscendo che la mia vita non è stata poi tutta rosa e fiori e che veramente gli eventi più difficili sono quelli che mi hanno offerto la direzione che sotto certi aspetti poi si è rivelata come la migliore. E allora mi chiedo “perché dobbiamo passare per l’inferno per arrivare al paradiso?” perché attualmente il nostro inconscio collettivo, nonché famigliare se vogliamo è programmato ed “abituato” a tutto questo, fin tanto che continueremo a sfornare equazioni secondo le quali solo con la vita dura possiamo arrivare alla luce così sarà. In pratica si tratta di “rimodellare” noi stessi e cominciare, specialmente per le future generazioni, a dare un nuovo input all’inconscio collettivo dicendo a noi stessi, o meglio alla parte più profonda di noi, che è come ci sentiamo dentro ad attirare il risultato non come si sono sentite le persone per migliaia di anni e di generazioni. La religione ci ha dato tante cose interessanti, specie in ambito artistico, ma ha saputo “terrorizzare” l’uomo convincendolo a livello cellulare che se non si comporta bene meriterà i “castighi”. Ebbene così è se vogliamo, e cosa fare allora? Cominciare non tanto a convincerci del contrario perché l’inconscio collettivo è troppo grande e ben strutturato per arrivare ad agire con la “mente” dicendo al cervello cosa fare, ma arrivare a comprendere i meccanismi che ci portano a credere in tutto questo, in pratica, come dico sempre ai miei seminari, è l’ignoranza che permette alle nostre cellulare di continuare ad attirare l’inferno perché noi siamo programmati a vivere nel paradiso.

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